Comprendere le normative sull’origine non preferenziale è fondamentale per le imprese coinvolte nel commercio internazionale. Queste normative garantiscono che le merci siano correttamente classificate e documentate, influenzando i dazi doganali e la conformità. Questo articolo esplora gli aspetti chiave dell’origine non preferenziale, inclusi database, normative, certificati e considerazioni pratiche.
Il concetto di origine non preferenziale è fondamentale per comprendere il modo in cui le autorità doganali determinano l’origine delle merci, incidendo sia sulle misure tariffarie che su quelle non tariffarie. Questa comprensione è fondamentale per orientarsi nelle normative commerciali internazionali e garantire il rispetto delle varie norme commerciali.
Principali normative e fonti
L’origine non preferenziale è guidata da diverse normative e fonti chiave. L’accordo di Madrid costituisce parte della base per i regolamenti dell’Organizzazione mondiale del commercio (OMC), che influenzano le pratiche doganali a livello globale. All’interno dell’Unione Europea, il Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea, noto anche come Costituzione dell’Unione, costituisce la base per il Codice doganale dell’Unione. Tale codice viene poi elaborato attraverso Regolamenti Delegati e di Esecuzione che specificano le regole per la determinazione dell’origine non preferenziale.
Oltre a queste normative internazionali ed europee, svolgono un ruolo le linee guida nazionali. Tra queste figurano le direttive delle Agenzie delle Dogane e della Camera dell’EUR, associazione che rappresenta le camere di commercio europee. Queste fonti informano collettivamente su come viene determinata e applicata l’origine non preferenziale.
Funzione e applicazione dell’origine non preferenziale
L’articolo 59 del codice doganale dell’Unione è fondamentale per comprendere l’origine non preferenziale. Introduce il concetto e ne delinea la portata, compresi gli effetti che ha sul commercio. Questo articolo è fondamentale per comprendere come l’origine non preferenziale influenzi sia le misure tariffarie che quelle non tariffarie. Ad esempio, pone le basi per varie misure tariffarie come tariffe, dazi antidumping, dazi compensativi e dazi aggiuntivi.
I dazi sono tasse imposte sulle importazioni, mentre i dazi antidumping vengono applicati ai beni venduti al di sotto del valore di mercato per prevenire la concorrenza sleale. I dazi compensativi contrastano i sussidi concessi dai governi stranieri ai loro esportatori. Inoltre, vengono imposti dazi aggiuntivi in risposta ai sussidi da parte di paesi come gli Stati Uniti. Il quadro Sibam introduce dazi antidumping ambientali in vigore dal 1° gennaio 2027, affrontando l’impatto dei prodotti che contribuiscono alle emissioni di CO2.
L’articolo 60 definisce ulteriormente l’origine non preferenziale e delinea i criteri per determinarla. Questo articolo specifica i requisiti affinché i prodotti possano essere considerati di origine non preferenziale. Descrive in dettaglio criteri come il requisito che i beni siano interamente ottenuti all’interno di un paese o subiscano trasformazioni sostanziali. Il criterio della giustificazione economica impedisce lavorazioni minime volte ad eludere le tariffe. Il criterio della capacità produttiva garantisce che la lavorazione avvenga presso strutture dotate delle capacità necessarie. Infine, il processo di fabbricazione deve portare a un prodotto nuovo o significativamente modificato.
Questi criteri garantiscono una determinazione equa e coerente dell’origine non preferenziale, allineandosi alle normative commerciali e mantenendo l’integrità delle pratiche commerciali internazionali.
Origine non preferenziale e sue implicazioni pratiche
Nelle nostre discussioni precedenti, abbiamo stabilito i concetti fondamentali di origine non preferenziale ai sensi del codice doganale dell’Unione. L’articolo 59 del Codice doganale dell’Unione introduce l’essenza dell’origine non preferenziale, specificandone il ruolo negli scambi. Questo concetto è fondamentale in quanto influenza il modo in cui le merci vengono classificate per le misure tariffarie e non tariffarie.
Criteri per l’origine non preferenziale
Articolo 60: Definizione dell’origine non preferenziale
Basandosi sull’articolo 59, l’articolo 60 chiarisce ulteriormente l’origine non preferenziale specificando i criteri per determinarla. Ciò include le condizioni alle quali i prodotti sono considerati interamente ottenuti in un singolo paese o territorio e i principi di trasformazione sostanziale per i prodotti che comportano input da più fonti.
Articolo 61: Giustificazione e prova
L’articolo 61 approfondisce le modalità con cui comprovare l’origine non preferenziale. Richiede prove rilasciate dalla Camera di Commercio, Industria, Agricoltura e Artigianato, a differenza dell’origine preferenziale, dove la prova viene fornita dalle autorità doganali. Questo requisito sottolinea l’importanza di dimostrare l’origine e sottolinea il principio della gestione qualificata. Le autorità doganali possono richiedere prove aggiuntive se vi sono ragionevoli dubbi sull’origine dichiarata, garantendo il rispetto degli standard stabiliti.
Applicazioni pratiche e conformità
Gestione e diligenza qualificate
Per garantire l’adesione al codice doganale dell’Unione, è essenziale che i professionisti doganali esercitino una gestione e una diligenza qualificate. Ciò significa acquisire e presentare prove accurate dell’origine delle merci e comprendere la necessità di ulteriori prove, se necessarie. L’accento sulla diligenza è fondamentale per mantenere l’integrità delle operazioni doganali e garantire il rispetto degli standard commerciali internazionali.
Adattarsi alle esigenze del commercio internazionale
Il Codice doganale dell’Unione si adatta alle esigenze del commercio internazionale, riflettendo i principi stabiliti dall’Organizzazione mondiale del commercio (OMC). Questo adattamento è evidente nel modo in cui il codice integra i requisiti del commercio internazionale nelle sue normative. Ad esempio, la possibilità di indicare l’origine non preferenziale nei certificati commerciali non solo è in linea con le norme dell’Unione Europea, ma si adatta anche alle normative del paese di destinazione. Questa flessibilità aiuta a soddisfare le esigenze del commercio globale garantendo che le pratiche commerciali siano coerenti e conformi nelle diverse regioni.
Normative chiave e loro impatto
Il regolamento delegato e il regolamento di esecuzione forniscono norme dettagliate e considerazioni aggiuntive oltre a quelle delineate nel codice doganale dell’Unione.
L’articolo 31 del Regolamento Delegato chiarisce il concetto di beni interamente ottenuti in un singolo Paese o territorio, mentre gli articoli 32 e 33 affrontano i contributi produttivi provenienti da più Paesi e le giustificazioni economiche per evitare l’elusione delle normative.
Gli articoli 35 e 36 del Regolamento Delegato delineano il trattamento degli accessori, dei pezzi di ricambio, degli strumenti e degli elementi neutri, che non incidono sul processo di fabbricazione.
Comprendere questi articoli aiuta ad applicare correttamente le norme sull’origine non preferenziale e a garantire che tutti i componenti di un prodotto siano adeguatamente presi in considerazione.
Collegando i concetti chiave dell’origine non preferenziale con le applicazioni pratiche e i requisiti di conformità, otteniamo una comprensione completa del modo in cui queste normative influiscono sul commercio internazionale.
Il codice doganale dell’Unione e le relative normative forniscono un quadro solido per la gestione dell’origine delle merci, garantendo che le pratiche commerciali siano in linea con gli standard sia regionali che globali.
Analisi dettagliata e implicazioni pratiche
Nella discussione precedente, abbiamo trattato le basi dell’origine non preferenziale ai sensi del codice doganale dell’Unione, compresa la sua definizione e le normative chiave. Questo follow-up approfondirà le giustificazioni economiche e le implicazioni pratiche dell’origine non preferenziale, fornendo una comprensione più articolata del modo in cui influisce sulle pratiche commerciali e sulla conformità.
Giustificazione economica e misure antielusione
Norme antielusione
La giustificazione economica svolge un ruolo cruciale nel determinare se i criteri di origine non preferenziale sono soddisfatti. Nello specifico, se lo scopo della manipolazione dell’origine è quello di eludere i dazi antidumping o altre misure non tariffarie, la giustificazione economica è considerata insoddisfacente.
Questo principio aiuta a prevenire la manipolazione dell’origine delle merci per evitare l’applicazione di misure di politica commerciale.
La Corte di Giustizia ha rafforzato questo principio in diverse pronunce, sottolineando che le norme sull’origine non preferenziale devono impedire pratiche volte ad eludere le misure regolamentari.
Il legislatore dell’Unione ha incorporato questo principio nel codice doganale per allinearsi alle decisioni della Corte e garantire un’applicazione rigorosa.
Esempi di operazioni minime
Alcune operazioni minime non incidono sull’origine non preferenziale delle merci. Questi includono attività come:
- Conservazione: Essiccazione e diffusione.
- Trasporto: Taglio e movimentazione per la spedizione.
- Logistica: Smontaggio per facilitare il trasporto.
Tali operazioni sono ritenute necessarie per la movimentazione pratica e la circolazione delle merci ma non ne alterano l’origine. Ad esempio, lo smontaggio di uno strumento ingombrante per la spedizione non ne modifica l’origine.
Allo stesso modo, operazioni come la spolveratura, la vagliatura, lo smistamento e la classificazione sono necessità logistiche piuttosto che trasformazioni significative che influiscono sull’origine.
Confronto con l’origine preferenziale
Operazioni sostanziali vs. sufficienti
La distinzione tra origine non preferenziale e preferenziale è importante. Nell’origine non preferenziale, ci concentriamo su operazioni sostanziali, quelle che trasformano in modo significativo un prodotto e ne influenzano lo stato di origine. D’altra parte, l’origine preferenziale richiede operazioni sufficienti per conferire lo status di origine a un particolare paese.
Comprendere questa differenza aiuta ad applicare gli standard corretti per ciascun tipo di origine. Ad esempio, mentre l’origine non preferenziale richiede trasformazioni sostanziali, l’origine preferenziale può richiedere solo operazioni specifiche per stabilire l’ammissibilità.
Implicazioni pratiche e casi di studio
Applicazione dei Regolamenti
Il Regolamento Delegato specifica quali operazioni sono considerate minime e quali sostanziali. Ad esempio, il regolamento delinea la gestione dei pezzi di ricambio e degli accessori negli articoli 35-36. I pezzi di ricambio, se spediti con il prodotto principale, non influiscono sullo stato di origine del prodotto principale. Queste regole garantiscono che solo le modifiche rilevanti siano prese in considerazione nel determinare l’origine.
Affrontare l’origine non preferenziale
Quando si analizzano le merci con origine non preferenziale, è necessario distinguere tra origine diretta e indiretta. L’origine diretta si riferisce a beni interamente ottenuti in un singolo paese, mentre l’origine indiretta comporta trasformazioni sostanziali che coinvolgono più paesi. Comprendere queste categorie aiuta a valutare la conformità e ad applicare le regole corrette.
Elenco Prodotti e Codici Doganali
L’Allegato 2201 del Regolamento Delegato riporta l’elenco dei prodotti e le rispettive voci doganali. I prodotti che rientrano in queste voci devono rispettare norme primarie o secondarie per determinarne l’origine. I beni non elencati devono essere valutati caso per caso, considerando i criteri di sostanzialità di cui all’articolo 60.
Ecco una breve analisi della discussione sull’origine non preferenziale e sulle normative doganali, concentrandosi sui punti chiave:
Giustificazione economica e regole antielusione:
La giustificazione economica per una richiesta di origine non deve essere utilizzata per evitare misure antidumping o altre misure tariffarie. La norma antielusione è volta a impedire la manipolazione dell’origine delle merci per eludere le misure di politica commerciale. La Corte di giustizia sottolinea l’importanza di rispettare queste norme per prevenire tali pratiche manipolative.
Operazioni minime
Alcune operazioni, come cambi di imballaggio o piccoli aggiustamenti, non alterano l’origine della merce. Compiti semplici come spolverare, smistare e piccoli disassemblaggi sono considerati minimi e non influiscono sull’origine non preferenziale delle merci.
Regole primarie e residue per determinare l’origine
Queste regole identificano il paese di origine in base alle modifiche delle sottovoci tariffarie, ai criteri di trattamento specifico e ai criteri di valore aggiunto. Ad esempio, i prodotti tessili spesso richiedono una trasformazione completa o un cambiamento nella classificazione tariffaria per soddisfare queste regole.
Quando le regole primarie non determinano l’origine, si applicano le regole residue. L’origine si basa sulla provenienza della maggior parte dei materiali utilizzati nel prodotto (regola della porzione maggiore). Per i prodotti agricoli l’origine è solitamente basata sul peso, mentre per gli altri prodotti è basata sul valore.
Origine non preferenziale e preferenziale:
Questo si basa su una lavorazione o produzione sostanziale in un paese specifico.
Ciò si concentra su operazioni sufficienti a conferire l’origine, spesso nell’ambito di accordi commerciali.
Database e riferimenti normativi
Per determinare l’origine, utilizzare database come TARIC (Tariffa Integrata della Comunità Europea) e TAXUD. I regolamenti, come l’articolo 2201 del regolamento delegato, forniscono linee guida per determinare l’origine in base alle modifiche nella classificazione tariffaria.
Esempi e casi di studio
Per prodotti come la pasta o il vasellame, le norme richiedono un cambiamento significativo nella voce tariffaria per conferire l’origine. Esempi specifici mostrano come applicare queste regole a varie categorie di prodotti e voci tariffarie.
Regolamenti di attuazione e Certificati
L’articolo 57 del regolamento di applicazione richiede certificati di origine per i prodotti soggetti a regimi di importazione speciali. Questa documentazione aggiuntiva aiuta a verificare l’origine non preferenziale delle merci a condizioni specifiche.
Prova dell’origine non preferenziale
Cooperazione amministrativa e certificazioni
L’accento è posto sulla prova dell’origine non preferenziale, in particolare per quanto riguarda l’estensione delle prestazioni e il rilascio di certificati. Inizialmente il codice doganale comunitario prevedeva vantaggi specifici per i prodotti agricoli.
Tuttavia, questo ambito è stato ampliato per includere vari altri prodotti, riflettendo un cambiamento nel modo in cui viene certificata l’origine.
Secondo l’articolo 58, devono esserci comunicazioni e scambi di informazioni solidi riguardo alla cooperazione amministrativa per regimi speciali di importazione di prodotti di origine non preferenziale.
Ciò implica il controllo dei certificati di origine e il rispetto della cooperazione reciproca tra gli Stati. Le autorità emittenti sono tenute a depositare i costi e a fornire la documentazione necessaria per garantire un’efficace collaborazione amministrativa.
Il certificato di origine, come delineato nell’Allegato 2214 del Regolamento Delegato, deve essere rilasciato dalle autorità competenti del Paese terzo. Questo certificato può essere rilasciato retroattivamente in circostanze specifiche, come errori o omissioni durante l’esportazione.
Tuttavia, l’emissione retrospettiva sistematica non è consentita. La validità del certificato è generalmente di 12 mesi e deve essere accettata dalle autorità doganali dell’UE per concedere un trattamento preferenziale.
Informazioni vincolanti e interpretazioni
Se ci sono incertezze riguardo all’applicazione delle norme sull’origine, le aziende possono richiedere informazioni vincolanti alle autorità doganali.
Questa decisione vincolante garantisce che sia la dogana che l’azienda abbiano chiarezza sulla corretta attribuzione dell’origine. È essenziale per risolvere i dubbi sull’origine delle merci e garantire dichiarazioni doganali accurate.
Una pianificazione doganale efficace è fondamentale. Si tratta di analizzare i flussi internazionali di merci per ottimizzare i vantaggi aziendali e doganali, limitare i costi e gestire i rischi.
Questa pianificazione è in linea con il codice doganale dell’UE, in particolare in termini di rispetto delle norme sull’origine non preferenziale e di prevenzione di situazioni di rischio.
Considerazioni pratiche e conformità
Dal 20 dicembre 2022 è obbligatorio includere il numero delle informazioni vincolanti (IVO) nelle dichiarazioni doganali. In caso contrario, si possono incorrere in sanzioni e contestazioni durante i controlli doganali. Il numero IVO deve essere correttamente indicato nel messaggio di dichiarazione doganale (H1) per evitare complicazioni.
Per ottenere informazioni vincolanti le aziende devono inviare un modulo di richiesta attraverso il Portale Generico. La richiesta viene esaminata dall’ufficio doganale competente, concentrandosi sul quadro giuridico, sulla composizione delle merci e sul rispetto delle norme sull’origine non preferenziale.
La valutazione prevede una fase istruttoria, con decisione emessa entro 30 giorni, purché non siano necessarie ulteriori informazioni.
Le decisioni vincolanti (IVO) hanno validità triennale ma possono essere revocate se emesse sulla base di informazioni inesatte o incomplete. La revoca può avvenire per incompatibilità con i criteri di origine o per casi specifici previsti dal Codice doganale dell’Unione.
È necessaria una notifica formale e la società ha il diritto di essere ascoltata in merito alla revoca.
Dal 2019, la Commissione UE ha concesso alcuni vantaggi ai titolari di IVO. Se una decisione dell’IVO viene revocata o cessa di essere valida, gli operatori possono beneficiare di procedure riviste e vantaggi come previsto dall’articolo 34.
Certificati di origine non preferenziale
I certificati di origine non preferenziale sono fondamentali nel commercio internazionale per verificare l’origine delle merci che non ricevono un trattamento preferenziale. Inizialmente utilizzati principalmente per i prodotti agricoli ai sensi del Codice doganale comunitario, la loro applicazione si è estesa a una gamma più ampia di prodotti.
Emissione e controllo successivo
Questi certificati sono regolati da Articolo 58 e sono essenziali per il commercio nell’ambito di specifici regimi di importazione. I paesi emittenti devono fornire timbri e firme e devono esistere meccanismi di cooperazione e controllo amministrativo per garantire la conformità. Prima dell’emissione dei certificati deve essere presentato il modulo di cui all’allegato 22.14 del regolamento delegato.
Emissione retrospettiva
I certificati possono essere emessi retroattivamente in circostanze eccezionali, come errori o situazioni particolari, ma ciò è consentito solo a condizioni specifiche e ha una validità fino a 12 mesi.
Informazioni vincolanti sull’origine (ITV)
Informazioni tariffarie vincolanti (ITV) fornisce chiarezza sulla classificazione delle merci e sulla loro origine. È vincolante sia per le autorità doganali che per il richiedente, garantendo un’accurata attribuzione dell’origine per le dichiarazioni doganali.
Cooperazione amministrativa
Deve esserci cooperazione reciproca tra l’UE e gli Stati emittenti, coprendo i costi e attuando i controlli. Ciò garantisce la corretta gestione e verifica dei certificati.
Validità e decadenza
I certificati di origine non preferenziale hanno validità tre anni. Possono essere revocati se basati su informazioni inesatte o se cambiano i criteri di origine delle merci. La revoca ha effetto dalla data della notifica.
Uso prolungato in casi eccezionali
Se un contratto fa affidamento su un certificato di origine che viene successivamente revocato, può essere richiesto un utilizzo prolungato fino a sei mesi per adempiere agli obblighi commerciali relativi alle importazioni.
Ruolo delle Camere di Commercio
Emissione e compiti amministrativi
Le Camere di Commercio rilasciano certificati di origine per il commercio non preferenziale. Sostengono lo sviluppo economico locale, gestiscono compiti amministrativi e promuovono il commercio. I certificati devono essere stampati su carta filigranata e compilati accuratamente.
Dettagli del certificato
I certificati devono essere redatti in una lingua ufficiale dell’UE e corretti, se vengono commessi errori, barrando e chiarendo. Dimostrano l’origine delle merci ma non sono rappresentativi delle merci stesse.
Validità e modifiche
I certificati devono riflettere lo stato invariato delle merci. Se l’imballaggio cambia, il certificato potrebbe non essere più valido. I certificati sono generalmente validi finché le condizioni del prodotto rimangono invariate.
Verifica
I certificati includono un codice QR e un numero di identificazione nazionale per la verifica. L’accesso ai database di verifica è disponibile attraverso portali specifici.
Panoramica dei certificati e dei regolamenti di origine non preferenziale
Il richiedente, se persona fisica, deve trovarsi presso la sua residenza. Se si tratta di una persona giuridica, vale la sede legale. Tuttavia, se dispongono di un’unità operativa o di una filiale principale in grado di rilasciare il certificato, è possibile farlo da tale sede.
Se i beni si trovano altrove, il certificato può essere rilasciato dalla Camera di Commercio in cui si trovano i beni, previa autorizzazione della Camera territoriale competente.
L’adozione delle linee guida è accelerata per allinearsi agli standard dell’UE. L’obiettivo è migliorare la coerenza con le normative e la rappresentanza dell’UE.
Licenza e domanda di stampa
Per acquisire la licenza stampa è necessario presentare domanda alla Camera di Commercio. Dovrebbe includere la prova dell’assenza di violazioni e l’impegno a rispettare le norme sull’origine non preferenziale.
Enti Autorizzatori
I certificati possono essere autorizzati direttamente da aziende, compagnie di navigazione o esportatori. Gli spedizionieri doganali possono anche gestire le richieste per conto delle aziende.
Gestione delle violazioni
L’articolo 4 della Legge 350/2003 affronta le false indicazioni di origine. Ad esempio, etichettare erroneamente un prodotto come “Made in Italy” quando non lo è può trarre in inganno i consumatori e violare le normative.
Misure legali e amministrative
- Azioni amministrative: le azioni amministrative possono includere la rimozione di etichette obsolete o errate e la correzione delle informazioni sul prodotto.
- Misure penali: L’azione penale prevede sanzioni gravi per contraffazione e false indicazioni. Le recenti modifiche alla Legge 206/2023 potenziano queste misure.
Certificazione ed etichettatura
La certificazione di cui all’articolo 4 comma 49 bis richiede un’accurata etichettatura e l’indicazione dell’origine del prodotto. Un’etichettatura etica e un’informazione chiara sono essenziali per evitare controversie.
Determinazioni amministrative
In caso di violazioni, tutta la documentazione viene trasmessa alla Camera di Commercio per la determinazione amministrativa. Della deliberazione provvede la Camera di Commercio del territorio in cui è avvenuta la violazione.
Tutela e informazione dei consumatori
Il Codice del Consumo impone un’etichettatura chiara e visibile dei prodotti in lingua italiana. I prodotti che non soddisfano questi requisiti di etichettatura non possono essere commercializzati in Italia.
Conclusione
Orientarsi tra le normative sull’origine non preferenziale è essenziale per garantire la conformità e ottimizzare le pratiche commerciali. Comprendere e applicare le regole relative a database, certificati e procedure amministrative può avere un impatto significativo sulla capacità di un’azienda di gestire il commercio internazionale in modo efficace.